Grotta di Spinagallo
La Grotta di Spinagallo si trova in prossimità della S.P. 12 che collega gli abitati di Floridia e Cassibile in Provincia di Siracusa. Il sito si apre all’interno dei depositi che costituiscono l’Altopiano Ibleo, la vasta area della Sicilia sud-orientale dove affiorano i depositi dell’Avampaese. Questi rappresentano la copertura sedimentaria che ricopre un basamento cristallino africano per spessori di circa 7 Km di rocce di piattaforma carbonatica e di scarpata-bacino del Trias-Lias, di carbonati pelagici del Giurassico-Eocene e di depositi clastici di piattaforma aperta del Terziario. La grotta si apre quasi alla sommità di una scarpata di circa 50 metri di altezza e presenta un imbocco largo alla base quasi 12 metri ed alto 10 metri. Essa si sviluppa in un grande ambiente di dimensioni 12 metri per 20 metri, caratterizzato da un pavimento a doppio fondo colmo di un terriccio sabbioso con resti fossili.
Tale cavità si è originata circa 2 milioni di anni fa in seguito al modellamento provocato dall’azione erosiva del moto ondoso sulla roccia calcarea. I primi reperti all’interno della Grotta di Spinagallo furono rinvenuti alla fine degli anni ’50 del secolo scorso durante diverse ricognizioni geologiche che interessarono tutta l’area del siracusano.
Dal 1958 al 1960 il Prof. Bruno Accordi, allora Direttore dell’Istituto di Geologia dell’Università di Catania, diede avvio agli scavi paleontologici che hanno restituito oltre 3.000 resti di elefanti attribuibili alla specie Palaeoloxodon falconeri, l’elefante siciliano di taglia ridotta che, con i suoi 90 cm di altezza, costituisce una delle più affascinanti peculiarità paleontologiche che caratterizzano le associazioni faunistiche insulari del Mediterraneo.
La rilevante abbondanza di ossame fossile appartenente a questa specie di elefante ha consentito la ricostruzione di un'intera famiglia (un esemplare maschio adulto, una femmina adulta e due cuccioli) attualmente esposta presso il museo dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Description
The "Grotta di Spinagallo" is a cave formed about 2 million years ago. The entrance is 12 meters wide and 10 meters high. The cave was formed by the erosive action of the waves on the limestone rock. The first fossils were found in the late 1950’s.
Paleontological excavations were initiated by Professor Bruno Accordi and returned over 3,000 remains of dwarf elephants (Palaeoloxodon falconeri). The Sicilian dwarf elephant, with its height of only 90 centimetres, is one of the most paleontological peculiar species of the mediterranean islands.
Finestra di approfondimento: gli elefanti nani in Sicilia
A partire dal 1929, il paleontologo Raimond Vaufrey sostenne l’idea che il popolamento ad elefanti in Sicilia fosse dovuto ad un’unica ondata dispersiva che aveva consentito l’ingresso di una popolazione di Palaeoloxodon antiquus (4-5 m al garrese). A partire da questa popolazione, quindi, si susseguivano le forme elefantine note secondo una tendenza progressiva di diminuzione di taglia: Palaeoloxodon antiquus di taglia ridotta rispetto alla specie continentale, per la quale venne istituita la sottospecie Palaeoloxodon antiquus leonardii (Aguirre, 1969); Palaeoloxodon mnaidriensis di taglia media (1,90 m al garrese); Palaeoloxodon melitensis di taglia minore (1 m al garrese); infine, Palaeoloxodon falconeri, la più piccola taglia elefantina conosciuta (60-70 cm al garrese).
Tale successione cronologica fu messa in discussione nel 1985 da Belluomini e Bada che attribuirono ad P. falconeri (Grotta di Spinagallo) un’età media di 550.000 anni e a P. mnaidriensis (Grotta dei Puntali) quella di 180.000 anni. Un sostegno stratigrafico a questi dati cronologici lo si ebbe con il ritrovamento, presso una cava di travertino ad Alcamo (TP), di P. mnaidriensis in un deposito di terra rossa infiltrato in una fessura del travertino in cui erano stati rinvenuti resti di P. falconeri. Sulla base del rapporto stratigrafico dei sedimenti che includono le due faune si ebbe la conferma della posteriorità di P. mnaidriensis rispetto ad P. falconeri. Le datazioni assolute hanno, in questo modo, contribuito ad avvalorare l’ipotesi che P. falconeri e P. mnaidriensis siano il risultato di due diverse ondate migratorie. In particolare, la prima dispersione di P. antiquus sull’isola, di cui non sono stati rinvenuti resti fossili, ha portato, in seguito a pesanti modificazioni endemiche, alla forma pigmea P. falconeri, mentre la seconda dispersione ha dato luogo alla sottospecie endemica P. antiquus leonardii, che potrebbe rappresentare il progenitore di P. mnaidriensis.